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Due teste, quattro mani e sedici polaroid per un racconto in versi.
“Sogno Metropolitano” è un’operazione che letteralmente “incrocia” fotografia e scrittura; che mette a contatto due ambienti espressivi facendoli convergere verso una comune tensione narrativa. Immagine e parola si intersecano in uno strano groviglio dialogico, che assomiglia in parti uguali sia a un “botta e risposta” che a una conversazione condotta su binari paralleli.
Ma Sogno Metropolitano è anche un progetto che si alimenta di un dinamismo irrequieto, di un desiderio instancabile di “circolare”, di aggirarsi liberamente nel territorio della narrazione. Talvolta è l’obbiettivo fotografico che sembra indicare la direzione e trascinare con sé la scrittura. Altre volte è la parola che sembra spingersi in avanscoperta e indicare all’immagine la via da percorrere. Quasi sempre la dimensione visiva e quella verbale sembrano spingersi reciprocamente a evitare l’inerzia, a considerare la staticità come il peggiore dei mali. Le fotografie e i testi di “Sogno Metropolitano si muovono a velocità sostenuta. Le immagini sembrano deformarsi a causa di questo andamento celere, mentre la scrittura assorbe la rapidità, la trattiene tra le parole.
Per la suggestione anomala di cui sono pervasi, per il senso di sospensione che trasmettono, le fotografie e i testi evocano proprio… un sogno metropolitano.
L’evoluzione di questo lavoro, tempo dopo, avrebbe portato alla realizzazione del cortometraggio “Urban Dream“.
Copie dell’opera sono reperibili presso lo studio fotografico di Francesco Corbetta.
(a Como, via Rodari 28)