“Nagottville” (Gilgamesh Edizioni, 2021), di Massimo Baraldi – che potremmo tradurre in: la città dove non c’è niente. Ma se questo ibrido di lingue e dialetti ci porta all’interno di un luogo non meglio precisato, o in una città che in fondo non lo è, le origini dell’autore: modenese di nascita, imperiese di crescita e comasco d’adozione, riesce a fondere tutti quesi luoghi in uno solo, dandole un’aura tra il misterioso e il comico. Infatti, se già dal titolo la miscellanea delle parole crea una sorta di zuppa linguistica, la stessa scrittura scivola via tra suggestione e ironia, con un linguaggio innovativo, che a mio avviso, potrebbe essere adattato a meraviglia per una sceneggiatura da graphic-novel.

Lo stesso sottotitolo ci tiene con il fiato sospeso fra queste varie eventualità, in cui la tensione si alterna con la sospensione immaginifica di un fotoromanzo noir. Sostanzialmente, la narrazione ci racconta di Maceo, un vagabondo senza terra e senza passato, e Neve, la dolcissima fanciulla che farà perdere la testa a lui stesso, fino a coinvolgerlo nella ricerca di un misterioso tesoro, talmente leggendario da superare i confini stessi della realtà. La realtà però è ben diversa dalla fantasia, e tutta una serie di delitti sconvolgerà l’andamento monotono di questo luogo, stravolgendo le vite dei protagonisti e della storia stessa, con un finale imprevedibile e tutta una serie di colpi di scena che terrà il lettore con il fiato sospeso e il sorriso sempre dietro l’angolo.

In questo thriller fuori dagli schemi, Massimo Baraldi riesce a strutturare un percorso attraversato da una leggerezza particolare e, nello stesso tempo, a costruire una trama suggestiva e scorrevolissima in cui tutta una serie di capitoli (a volte anche brevissimi) rende il testo di piacevole lettura. Sembra un gioco ad incastri, dove tutta una serie di microracconti si avvitano fra loro, creando una dinamica intrigante e inusuale, fino a diventare gioco.

Ma quando il gioco si fa duro… diceva qualcuno, tutto cambia e anche la poesia diventa tragica eventualità, cronaca nera a cui non ci si può sottrarre. La vita è fatta così: si ride, si piange, e tutt’intorno ogni cosa continua scorrere, come se nulla fosse, come se la ricerca della fortuna fosse il desiderio di tutti, ma che soltanto in pochi potranno permettersela, innamorati compresi.

© Antonio Bianchetti per il blog intonazioniconseguenti.com – del 19 gennaio 2022