Ritratti “a 45 giri” di personaggi che hanno fatto la storia
“TRE GIORNI NELLA VITA”, MINI-BIOGRAFIE IN STILE MUSICALE
MASSA – C’è la poetessa che risponde con tre poesie in stile “Haiku”, c’è il navigante che riempie pagine e pagine di ricordi, c’è il pugile che racconta il suo incontro più difficile: quello con una malattia. Quarantuno personaggi si raccontano nell’ultimo libro di Massimo Baraldi, “Tre giorni nella vita – ritratti a 45 giri (al minuto)” (Multimedia Edizioni, 2019), nel modo più semplice possibile, cioè rispondendo all’invito dell’autore di raccontargli tre giorni della loro vita: uno bello, uno brutto e uno così-così. Quella che ne esce è un’originale raccolta di mini-biografie che svelano aneddoti inediti e lati forse finora nascosti di sportivi come il ciclista Francesco Moser, scrittori come il critico d’arte Philippe Daverio e musicisti come Maurizio Solieri, il chitarrista di Vasco Rossi. Ed è proprio la musica la principale ispiratrice di Massimo Baraldi che ha preso spunto da un brano dei Beatles, “A Day in the Life”, convincendo gli intervistati a scegliere e condividere con lui “quei” tre giorni.
“I ritratti ottenuti sono intensi e suggestivi quanto canzoni, mi è sembrato naturale strutturarli come i vecchi vinili a 45 giri: un lato A e un lato B – più una bonus track, perché ai tempi non ci stava e oggi invece sì”, spiega Baraldi. Così, ogni personaggio racconta il proprio “lato A” (un giorno bello), il “lato B” (un giorno brutto) e la bonus track (un giorno così-così): il risultato è un libro che è facile e piacevole da leggere come, appunto, ascoltare qualche bella canzone e che, proprio come la musica, regala emozioni diverse: dal rimpianto del cantautore Ricky Gianco per la sua rinuncia ad aprire un concerto dei Beatles, all’orgoglio del nuotatore Leo Callone al termine della traversata della Manica, fino al dolore che emerge dai ricordi di Ines Figini, sopravvissuta alla deportazione nei lager nazisti.
Ma c’è un altro comune denominatore nelle storie raccolte da Baraldi: l’emigrazione. “La maggior parte degli intervistati – spiega l’autore – sono italiani: alcuni raccontano le loro esperienze da immigrati nelle Americhe e in altri Paesi, altri sono invece stranieri che in Italia hanno costruito la propria carriera, come l’attrice e modella Natasha Stefanenko o lo scrittore Nicolai Lilin”. E fra essi c’è anche l’esploratore norvegese Rune Gjeldnes, il solo uomo al mondo ad aver attraversato Artide, Antartide e Mare Glaciale Artico sugli sci e senza supporto. Il suo “giorno bello” fu il 109esimo dell’impresa che lo vide arrivare in Canada dopo esser partito dalla Siberia con un compagno di viaggio dopo aver superato il Mare Glaciale Artico con i soli sci ai piedi. E l’autore del libro? Chi è? E cosa ci racconta di sé? Nato a Mirandola (Modena) nel 1966, dopo una lunga parentesi imperiese risiede oggi in un piccolo borgo affacciato sul Lago di Como. Autore di romanzi e testi teatrali, collabora con la rivista russa Ozero Komo e con la Casa della Poesia di Baronissi, in provincia di Salerno. “La Casa della Poesia – racconta Baraldi – è il progetto più importante di Multimedia Edizioni, una realtà indipendente con sede a Baronissi, piccolo comune alle porte di Salerno. Gestita da Sergio Iagulli e Raffaella Marzano, nel suo catalogo raccoglie alcuni tra i più importanti poeti contemporanei, da Jack Hirschman a Josip Osti, da Alfonso Gatto a Maram al-Masri: è un centro di promozione culturale in cui convivono
una struttura stabile formata da una biblioteca, una mediateca e una casa-alloggio a disposizione di artisti e poeti di tutto il mondo. Tanti i suoi sostenitori illustri, fra i quali anche il compianto cantante canadese Leonard Cohen: ’Thank you for helping us all. May the Casa della Poesia continue to flourish!’ furono le sue parole per questa bella realtà”. Letteratura, musica e poesia: ecco il ritratto a 45 giri di Massimo Baraldi. E noi non abbiamo resistito alla tentazione di porre a lui le “fatidiche” tre domande…
Baraldi, e i suoi “tre giorni”? Iniziamo dal ’lato A’: il giorno bello.
“Da ragazzino leggevo i libri di Jack London e sognavo l’avventura: ecco perché decisi di imbarcarmi su una nave, come mozzo. Il mio primo lavoro vero! Si trattava solo di un grosso rimorchiatore e facevamo assistenza alle piattaforme di perforazione tra Calabria e Sicilia, però io mi sentivo come Martin Eden ed ero felice. La cosa durò mesi, poi fu il comandante a farmi notare che ero troppo giovane per precludermi la possibilità di avere una vita più normale. Sapendo della mia passione per le lingue mi suggerì di imparare il russo, allora poco diffuso. Mi sembrò una buona idea: avrei ricominciato a studiare! Sbarcai il 4 dicembre 1987 a Siracusa, nel giorno di Santa Barbara. Protettrice dei marinai e, aggiungo io, di quelli che riportando i piedi sulla terraferma trovano la loro strada. Un giorno per me molto bello”.
E il giorno brutto?
“Sono originario di Concordia sulla Secchia, un piccolo centro della Bassa modenese. La vita presto mi avrebbe condotto altrove: prima a Imperia, poi all’isola d’Elba e in tanti altri posti, ora in un piccolo borgo affacciato sul Lago di Como. Le radici, però, uno se le porta dentro e io sono sempre rimasto legato alla mia pianura, ai pioppeti, al senso del fiume e a quello delle biciclette. Sono tornato a Concordia un paio di anni fa, mancavo da molto. Prima di me c’era stato il terremoto nel maggio del 2012. Certo, il paese era stato parzialmente ricostruito, ma non abbastanza da restituirgli l’immagine a me cara. E dove erano finite l’allegria e la vivacità degli abitanti? Quando non riconosci un luogo che dovrebbe esserti familiare, ecco un giorno davvero brutto”.
Infine, il giorno così-così…
“Tutti i giorni sono così-così prima di assumere una forma più definita. Così-così è l’assenza di una rotta. Magari navigare a vista, in balia delle correnti. O, ancora, attendere che il vento si alzi e torni a gonfiare le vele della nostra fortuna. Un giorno di questo tipo, per me, è cominciato quando, svegliandomi, ho capito che il lavoro non era più una sicurezza. Un momento grigio, che è durato fino a quello in cui sono riuscito a reinventare la mia vita – e con lei me stesso”.
© Marzio Pelù per il “Corriere Canadese” online e in edicola il 17 marzo 2021