Si pensa ad alta voce.
Si parla a sé stessi.
Ci si incammina in racconti di vita.
Spesso occorre un disperato bisogno di comunicare.

One for the road è un libro composito, organizzato e strutturato come un viaggio al centro del cuore di un uomo; Verne indagò sulla materia geologica, Baraldi apre una finestra all’interno del cuore di un individuo.

One for the road è, in parte, un soliloquio che cede il passo ad eventi in successione: si allacciano e si modificano intorno ad un personaggio, non è chiaro se reale o sognato, comunque desiderato, che si presta da filo conduttore per tutto il romanzo.

La sua esistenza è preminente sulla vita del personaggio e la forza narrativa che ne fa derivare diviene il contesto in cui si svolge tutto l’iter narrativo.

La struttura del romanzo viene perfettamente integrata nella similitudine proposta dal titolo; 19 giri o solchi, come quelli dei dischi in vinile,  ed un brindisi, l’ultimo, d’un condannato a vivere o forse a morire per aver vissuto troppo, per aver pulsato di vita per un’altra vita.

L’autore, Massimo Baraldi, lentamente accompagna il lettore in una vicenda complessa, facendogli assumere ruoli e scelte inconsapevoli e segnando, sempre, il passaggio del protagonista da individuale ad emozionale.

Un uomo per strada è spesso indifeso: la strada ospita proprio tutti e in questa molteplicità l’uomo, ogni uomo, quest’uomo è condotto o si fa condurre, comunque è in cammino.

Proteso verso qualsiasi incontro, il personaggio del soliloquio trova sul suo cammino l’avventura, la paura, l’inganno e l’amore; una gamma completa di sentimenti con picchi alterni d’un genere ad un altro.

La struttura modulare del romanzo ed il cambio frequente di registri narrativi non distolgono il lettore dalla valutazione che, tutti i sentimenti espressi dal protagonista, fanno capo all’esclusivo desiderio d’amare, probabilmente in modo mentale, chi non gli è accanto e di sublimare le forze che derivano da questo sentimento, in un ideale quasi epico: far assurgere la sua donna a donna-angelo in una visione quasi trecentesca, poi superata e resa fruibile nella “femminilità” di Montale e poi nell’eterno femminile ricercato anche da Pushkin.

One For the road è monologo che diventa, in realtà, un dialogo: il lettore, in qualsiasi modo si possa porgere, ne resta stregato, coinvolto, mai immune e si indirizza verso un universo lontano e astratto che lo costringe a prendere delle posizioni.

La conflittualità del protagonista pone il racconto in continua rielaborazione, talvolta profonda, e la poesia che ne scaturisce è un suono lontano, non udibile nel quotidiano: è una voce interiore che non mente né a sé stessa e né si assolve dalle scelte elaborate nel proprio percorso.

Massimo Baraldi, riesce con grande abilità a spostare il baricentro di questa vicenda non lasciando nessun lettore in attesa; si prende carico delle due parti, il protagonista e il lettore, e li accompagna in una altalena d’emozioni che provano, spingono, consolano l’uomo del racconto  e lo stesso lettore per non poter far altro che assistere inerme al volo e alla deriva di questa vicenda.

Hirschman, firma la prefazione di questo lavoro; un poeta che ne certifica un altro, un linguaggio per immagini che ferma e fotografa un passaggio d’immagini: una scatola dei ricordi in cui è contenuta quella della sorpresa e della meraviglia; all’interno si trovano i fili che tessono la trama particolare e sottile della vita d’un uomo al suo contesto.

Poesia e narrativa in un unico testo e tanta voglia di testimoniare la possibilità d’averlo letto: è un occasione per conoscere e conoscervi… pronti per la full immersion: Buona lettura.

© Grazia Maria Scardaci, Hop liber Hop!