Ancora non si è spenta l’eco dei consensi ricevuti dal suo libro precedente, “Tre giorni nella vita” (in occasione del 25 aprile, è pronta una lettura radiofonica della testimonianza di Ines Figini, sopravvissuta ai lager, con la struggente ninna nanna composta durante la prigionia da Elsa Weber), che ne ha già sfornato uno nuovo, “Nagottville” (Gilgamesh Edizioni), “scanzonata escursione nei territori del noir”. Per l’ennesima volta Massimo Baraldi, imperiese ora emigrato sul lago di Como, si cimenta con un diverso genere letterario e lo fa a suo modo, con questo “thriller italiano tutto pallottole, delitti, baci e pop-corn”. Nagottville (nel dialetto del luogo, “Nagott” significa “un bel niente”) è “un grumo di asfalto e cemento spalmato tra il fianco delle colline e uno strano mare, tanto stretto e piatto da sembrare proprio un lago”: una cittadina anonima, a 16 miglia dalla città e altrettante dal confine. Maceo Manin, lì in cerca di fortuna, incontra la bella Neve Gronchi e subito scocca la scintilla dell’amore, tra gli abitanti che si interrogano su una misteriosa serie di decessi e la leggenda di un tesoro.

© Stefano Delfino per il quotidiano “LA STAMPA”, Edizione Imperia – Sanremo, 23 aprile 2021

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